Partecipa a labarbagia.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

La nuova sardegna. Stampante e scanner, ecco i baby falsari

Assemini, nei guai due ragazzi di 18 e 17 anni: producevano e spendevano nei negozi banconote da 50 euro taroccate

Condividi su:

di Paolo Matteo Chessa

CAGLIARI Forse non hanno neanche sentito mai parlare – visto che hanno appena 35 anni in due – del mitico film del 1956 “La Banda degli Onesti”, dove un esilarante Totò e un altrettanto spassoso Peppino De Filippo si cimentavano come improbabili falsari. Ma in questo caso niente cliché, né carta filigranata o la storica macchina piana per stampare, tanto cara ai tipografi di un tempo. No, in ossequio alla tecnologia che avanza prepotentemente e alla loro giovanissima età (uno è diventato maggiorenne di recente, l'altro ha appena diciassette anni) in quel di Assemini hanno più semplicemente utilizzato un computer, una stampante a getto d'inchiostro – con lo scanner incorporato –, qualche risma di carta decisamente migliore di quella comunemente usata per le fotocopiatrici e un rotolino di nastro-alluminio color argento acquistato, pare, in uno dei tanti bazar cinesi. Insomma, un “investimento” modesto (tra i 40 e i 60 euro, compreso il costo delle cartucce d'inchiostro) che sommato a una intraprendenza giovanile li ha trasformati, per dirla in verbalese, in fabbricatori e spacciatori di banconote false. Per l'esattezza quelle da cinquanta euro, che grazie appunto all'uso dello scanner uscivano dalla stampante tali e quali le originali. Salvo un dettaglio di non poco conto: in basso a destra delle copie, mancava il “bollino” in rilievo color argento che – oltre al filo inserito al centro – caratterizza quelle buone. Ed è lì che sembra aver dato il meglio di sé l'inventiva di Diego Nicolas Mattana, 18 anni, studente in un istituto tecnico, al pari del suo amico di sempre e presunto complice non ancora maggiorenne: infatti con un rotolino di carta-alluminio adesiva color argento hanno cercato di imitare al meglio (ritagliandolo un po' maldestramente, in verità) il “bollino” in filigrana poi appiccicato sulle banconote fai da te, delle quali a quanto pare sono riusciti a spacciarne almeno tre, acquistando – sicuramente più che altro allo scopo di ottenere indietro il resto – ricariche telefoniche, sigarette e qualche “gratta e vinci”. Tanto è bastato per far squillare il campanello d'allarme tra i carabinieri della stazione di Assemini, che dopo aver raccolto le prime denunce sullo spaccio delle banconote fasulle hanno cominciato a indagare, agli ordini del loro comandante, il maresciallo Eugenio Lampis. Indagine non facile, va detto, perché a metterle in circolazione non erano stati personaggi a loro più o meno noti, bensì due ragazzini di buona famiglia e assolutamente puliti. Ma si sa: come usa dire, il diavolo fa le pentole e non i coperchi. Già, perché in maniera quasi insperata domenica pomeriggio la fortuna ha dato una mano agli uomini dell'Arma, che a quanto pare avevano già messo gli occhi addosso ai due baby-falsari, ipotizzando però che fossero solo dei “galoppini” agli ordini di qualche balordo ben più navigato. Quando li hanno fermati per un normale controllo nei pressi del campo sportivo comunale di Assemini, i due erano in sella a uno scooter, i carabinieri non sapevano certo che dal portafogli di Diego Nicolas Mattana sarebbero saltate fuori quattro banconote da cinquanta euro taroccate. Il resto dell’operazione è stato automatico, con l'immediata perquisizione dell'appartamento di via Cagliari in uso al diciottenne (ma di proprietà della madre, che si è trasferita a San Sperate dopo la morte del marito) e il ritrovamento di altre tre banconote false e dell'attrezzatura della loro artigianale (si fa per dire) stamperia. Inevitabili a quel punto le conseguenze: stante la flagranza di reato il maggiorenne è stato arrestato, mentre il diciassettenne è stato denunciato a piede libero alla procura della Repubblica presso il Tribunale dei minori con la stessa ipotesi di reato (un tempo sulle vecchie lire in carta si leggeva «la legge punisce i fabbricatori e gli spacciatori di banconote false») del suo presunto complice, che fra l'altro pare sia stato il “cervello” di questa singolare coppia di falsari, il cui esordio sembra risalga a qualche settimana fa e non oltre. Anche se per i carabinieri della Compagnia di Cagliari l'indagine non è ancora conclusa, perché come ha sottolineato il comandante, capitano Paolo Floris, non è escluso che altri li abbiano emulati: «Da Roma il collega del Nucleo antifalsificazione monetaria (che fa capo al Comando carabinieri Banca Italia ndr) mi ha confermato che il fenomeno della falsificazione è in costante aumento, per cui teniamo gli occhi bene aperti». Non solo nella Capitale, però, ma anche nelle piccole cittadine (come Assemini, con i suoi circa 30mila abitanti), dove guarda caso sono stati sufficienti un pc, una stampante e l'allarmante incoscienza di due ragazzotti, che con la loro "trovata" hanno sconfinato alla grande nel codice penale.

Condividi su:

Seguici su Facebook