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La nuova sardegna. Bufera sul nuovo stadio: tre arresti

I finanziamenti pubblici per un’area di riqualificazione sarebbero stati dirottati verso la struttura sportiva del Cagliari

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di Giuseppe Centore

QUARTU SANT’ELENA Maledetti stadi. Ogni volta che il Cagliari Calcio si ingegna nel trovare la sua “casa ideale” scoppiano guai. Ieri mattina hanno assunto le sembianze di tre ordini di custodia cautelare per Pierpaolo Gessa, 52 anni, dirigente responsabile dei lavori pubblici al Comune di Quartu, di Andrea Masala, 45 anni, responsabile del settore ambiente ed edilizia privata dello stesso Comune, e di Antonio Grussu, di 60 anni amministratore dell’impresa edile Andreoni. Quest’ultimo ha avuto i domiciliari, gli altri due sono a Buoncammino. Per i tre il pm Enrico Lussu ha chiesto e ottenuto dal Gip Giampaolo Casula le misure restrittive. Secondo l’accusa, accolta in pieno nell’ordinanza di una trentina di pagine nella quale si ricostruiscono tutti i fatti, i tre in concorso tra loro e con altri soggetti hanno falsificato i documenti relativi alla realizzazione del Pia di Is Arenas, facendo in modo che l’impresa che aveva vinto l’appalto svolgesse invece i suoi lavori per lo stadio del Cagliari. Un “travaso” di lavori ingiustificato e sul quale, dopo le prime indagini i dirigenti comunali hanno cercato di porre rimedio, aggravando, con l’inquinamento delle prove, secondo l’accusa la loro posizione. Lo stadio, questo stadio certo non fortunato per Cellino, è al centro dell’inchiesta. Tutto ha inizio il 4 aprile quando il patron rossoblù presenta domanda al Comune di Quartu per la gestione e l’uso dell’impianto di Is Arenas, impegnandosi a realizzare in proprio tutti i lavori necessari: recinzione, sistemi di controllo, strade di accesso, tribune, illuminazione, parcheggi e quant’altro. La successiva convenzione di maggio è ancora più chiara: tutto, ma proprio tutto del nuovo stadio è carico del Cagliari, persino lo smaltimento dei rifiuti. Lo stadio però insiste su una zona di pregio, dove si deve realizzare un piano integrato d’area, con parco giochi, impianti sportivi parcheggi e centri servizi. È lo stesso progetto di Cellino? No, perchè nel Pia di stadio non si parla e soprattutto, occhio alle date, il Comune a dicembre 2011 pubblicava il bando di gara per questo progetto (otto milioni ricevuti dalla Regione), vinto a maggio dall’impresa Andreoni, che sottoscriveva il contratto ad agosto. Questo approccio non è seguito invece dall’ingegner Gessa, che da subito nelle relazioni che accompagnano la domanda di Cellino, la fa ricadere nel progetto di riqualificazione dell’area, addirittura come opera, il nuovo stadio, richiesta dal Comune. E qui gli indagati cadono nel tranello della Procura. Grussu va al comando del Corpo Forestale e parla dei lavori eseguiti dalla sua impresa nell’area Pia. Contemporaneamente gli investigatori vanno in Comune e sequestrano a Masala tutta la documentazione sui lavori fatti: 748mila euro, di cui però, come da rilievi, nel cantiere Pia non c’è traccia. Secondo lo stato di avanzamento dei lavori sarebbe stato eseguito il 63% della viabilità, il 55% dei parcheggi di scambio, quasi tutta la recinzione, e tre quarti dell’impianto luce. Tutto ciò, secondo le carte, al 5 settembre, 13 giorni dopo il contratto stilato tra Andreoni e Comune. Secondo la Procura l’impresa, invece di lavorare per il Pia ha lavorato per lo stadio di Cellino, da giugno, ben prima della firma del contratto: lo dicono gli ordini dei materiali, e i materiali stessi, tutti utilizzati per lo stadio e acquistati da Andreoni. Il giudice lo scrive chiaramente: «Secondo gli impegni presi sarebbe spettato solo al Cagliari farsi carico dei lavori e non alla Andreoni, pagata con fondi pubblici per realizzare opere pubbliche. E dall’esame degli ordini emerge con chiarezza la premeditazione della condotta volta al compimento di una operazione organizzata sottobanco con la necessaria partecipazione oltre che del Cagliari Calcio e/o della Ris Grandi impianti, che ne sono i diretti beneficiari, anche dei due dirigenti comunali». La riprova? Una cabina elettrica da 50mila euro, di cui non c’è traccia nell’area Pia ma che è dentro lo stadio, e i cui documenti rimandano al Cagliari e i tornelli. Ma chi ha dato ad Andreoni gli ordini? Secondo il Gip l’accordo criminoso era di ampia portata. Maledetto e sfortunato stadio!

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