di Filippo Peretti

CAGLIARI Sono due leader diversi, il governo Bersani non avrebbe nulla del governo Renzi. Cosa farebbero l’uno o l’altro per la Sardegna? È anche su questi temi che, in vista del ballottaggio di domenica, si giocano gli ultimi giorni della campagna elettorale per le primarie del Pd. Il 25 novembre nell’isola ha vinto il segretario andando oltre il 53,2 per cento (rispetto al 44,6 nazionale), mentre il sindaco di Firenze si è fermato al 23,1 per cento, nettamente al di sotto della media in tutta Italia (36,9). A Roma non mancano polemiche e scontri soprattutto sulla pubblicità a pagamenti di Renzi su numerosi quotidiani («ecco perché è contro il finanziamento pubblico ai partiti, ha finanziatori privari», commentano i bersaniani). La Sardegna vive di riflesso questi duelli, le truppe dei due candidati sono maggiormente impegnate nella caccia al voto. I sostenitori dei big, come si legge nelle interviste al bersaniano Silvio Lai e al renziano Gavino Manca, rivolgono la loro attenzione anche sui temi sardi, perché le differenti ricette dei loro candidati avrebbero ricadute differenti. Una novità incoraggia ulteriormente i bersaniani sardi. Ieri il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda (Sel), ha firmato con Giuliano Pisapia (Milano) e Marco Doria (Genova), una lettera appello agli elettori: «Abbiamo votato al primo turno delle primarie sostenendo Nichi Vendola e, di fronte ora alla scelta che il ballottaggio ci pone – hanno sostenuto i tre sindaci di Sel– , riteniamo che Bersani abbia le qualità, l'esperienza e la personalità per dare forza, identità e coerenza di governo a un grande centrosinistra». Si è pronunciato anche il segretario regionale di Sel, Michele Piras. Il quale ha annunciato che oggi un’assemblea a Cagliari (ore 18 villa Muscas) sancirà pubblicamente il nostro appoggio a Bersani».