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L'unione sarda. Allarme bomba a Villa Certosa

Un finto attentato, l'ex premier Berlusconi nel mirino

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“Per Berlusconi” c'era scritto su un pezzo di cartone poggiato, in modo che fosse visibile, a una scatola di scarpe. All'interno, alcuni petardi e una busta di plastica contenente dei messaggi minatori all'ex presidente del Consiglio. Un singolare dono sistemato a cinque metri di distanza da un cancello di ferro, sulla strada che collega Marinella a Porto Rotondo e che percorre per qualche chilometro il confine della proprietà del Cavaliere.
BUFALA Che si trattasse di una bufala o, più semplicemente, dello scherzo di un buontempone, lo si era capito subito quando, intorno alle 19 e 30, è scattato l'allarme bomba a Villa Certosa. Solo che, in casi simili, la cautela non è mai troppa. Per questo, e anche con la massima urgenza, sono state adottate tutte le procedure previste. Le strade d'accesso sono state immediatamente bloccate dalle pattuglie dei carabinieri. Dal comando provinciale hanno inviato gli artificieri, che sono arrivati poco dopo le 21 con l'intero armamentario.
BORGO DESERTO Nel frattempo, nel borgo turistico deserto, cominciava a piovere. I pochi bar aperti erano desolatamente vuoti, nonostante la temperatura - ben oltre i venti gradi. I residenti, che a Porto Rotondo non arrivano a mille da ottobre a maggio, non si sono accorti di quanto stava accadendo, del resto i militari sono stati discreti come non mai.
ALLARME CESSATO Alle 21 e 15, l'allarme è cessato. Gli artificieri non, rilevando la presenza di materiale esplosivo all'interno della scatola, l'hanno aperta scoprendo i mortaretti e i biglietti di carta con scritte poco simpatiche (così hanno riferito). «È solo un atto dimostrativo, niente di più», è stato il commento degli investigatori. Peraltro, nessuna rivendicazione che potesse dare forza alla tesi politica. Quindi, i militari hanno caricato tutto su un'auto e sono andati via.
LE INDAGINI Nei laboratori dell'Arma, già da domani, si cercherà di trovare qualche traccia, il minimo indizio utile per risalire all'autore del gesto che, dovessero scoprirlo, al massimo rischierebbe un'accusa di procurato allarme e di minacce, nel caso si rivelassero più pesanti di quanto non siano apparse a una prima lettura. Nella valutazione dell'episodio, tuttavia, ci sarebbe da tenere in considerazione alcuni altri aspetti.
IL RALLY D'ITALIA Intanto, ieri era la giornata inaugurale del rally d'Italia, valevole come prova del Mondiale. La costa gallurese è stata quasi presa d'assalto da una marea di appassionati degli sport motoristici. In particolare, l'invasione ha riguardato Olbia e dintorni, Porto Rotondo compresa. Difficile escludere che qualche ragazzotto in vena di bravate non abbia escogitato il piano solo per vedere l'effetto che produceva. Se fosse questa la ragione, il risultato è stato centrato in pieno.
ACCERTAMENTI Anche perché, di questi tempi, non c'è davvero bisogno di molto altro per surriscaldare un clima reso già difficile dalla crisi e dalla perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, in Gallura come ovunque. Al di là degli accertamenti e delle verifiche, i lapidari commenti dei carabinieri fanno capire che non c'era il tanto per scatenare chissà quali reazioni. Certo, sarebbe stato diverso se quella scatola l'avessero poggiata davanti all'ingresso principale di Villa Certosa. Ma lì, tra telecamere e uomini della sicurezza, l'operazione sarebbe stata impossibile. E se fosse riuscita, beh, allora si sarebbe potuto parlare in termini diversi.
BERLUSCONI L'ex premier, a Milano per discutere con gli avvocati delle strategie difensive per il cosiddetto processo “Ruby”, manca dalla Sardegna da diverse settimane. È stato comunque informato subito e aggiornato continuamente sino a quando la situazione non è stata definita.
I PRECEDENTI Alcuni anni fa, vicino a Romazzino, a Porto Cervo, a far scattare l'allarme era stato un contenitore di pizze involto con la prima pagina del Corriere della Sera che riportava i disordini del G8 di Genova. Stessa trafila, strade interdette, artificieri all'opera per scoprire che all'interno c'erano delle bucce d'anguria e di fichi d'India. La preoccupazione, anche allora, era legata alla presenza in quella parte della Costa Smeralda, delle ville di importanti imprenditori italiani, tra i quali Vittorio Merloni e Carlo De Benedetti.
Vito Fiori

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