di Giovanni Bua
NUORO I ministri Barca e Passera e il sottosegretario De Vincenti tornano nell’isola il 15 dicembre? Questa volta vengano a Nuoro. Dove il malessere economico e sociale è oltre ogni livello di guardia. E urgono importanti azioni di sistema da mettere in campo per arginare, da un lato, gli effetti della crisi, e dall’altro contrastare il pesante processo di desertificazione industriale che ha fortemente indebolito l’economia, senza che siano state poste in essere valide alternative. Questo l’accorato appello spedito ai ministri per Sviluppo economico e Coesione territoriale. Firmato dal presidente di Confidustria RobertoBornioli e dai segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil Salvatore Pinna, Ignazio Ganga e Felicina Corda. Un drammatico invito a cui industriali e sindacati allegano un allarmante «quadro di sintesi» dell’economia del territorio. Che, si spera, spinga i rappresentanti del governo a prevedere una (promessa) tappa in Barbagia: «L’obiettivo dell’incontro – spiegano i firmatari della lettera-invito – è di esaminare la situazione al fine di intraprendere azioni e progetti condivisi per avviare un’efficiente riconversione produttiva, la quale non può prescindere dalla risoluzione del capitolo sulle bonifiche delle aree industriali in crisi e da un potenziamento del sistema infrastrutturale». Cinquemila in meno. Primo dato: con la scomparsa di settori industriali storici sono spariti più di 5mila posti di lavoro. Negli ultimi anni nella Sardegna Centrale sono letteralmente scomparsi sia la cosiddetta grande industria sia interi settori industriali storici come la chimica, il tessile e il settore cartario. Hanno chiuso le chimiche come Enichem, Montefibre, Mini Tow, Lorica e CPL Concordia; tessili come Legler (tre stabilimenti e mille dipendenti diretti), Queen, Euro 2000, Ft Calze, Filmar e Rosmary. A queste si aggiungono le cartarie di Arbatax e di Ottana (Cartonsarda). Un tale cataclisma ha interessato soprattutto l’area industriale di Ottana ma anche quelle di Macomer, Siniscola e Arbatax, cioè le quattro aree che costituivano l’ossatura produttiva della Sardegna Centrale. Naturalmente hanno chiuso anche numerose aziende che gravitavano prevalentemente attorno ai colossi produttivi suddetti, specie del settore trasporti, delle manutenzioni e dei servizi. Tutti in cassa integrazione. Nel Nuorese, nel solo settore manifatturiero negli ultimi cinque anni, tra i lavoratori che hanno perso il posto e il personale in mobilità e cassa integrazione (straordinaria e in deroga) sono di fatto in 5.139 gli espulsi dal mondo del lavoro (1.145 a Macomer, 3.281 a Ottana, 200 a Nuoro e 548 a Siniscola). Riguardo al settore delle costruzioni, la contrazione dell’occupazione - che nell’ultimo triennio ha registrato un meno 5 per cento a livello nazionale - ha raggiunto nel Nuorese il terribile primato del meno 22 per cento. Risultato: nel 2011 nelle province di Nuoro e Ogliastra l’Inps ha autorizzato 2.947.803 ore di Cig, il 33 per cento in più rispetto al 2009 e il 306 per cento in più rispetto al 2006. Coesione sociale a rischio. In un contesto del genere la crisi assume una gravità tale da costituire un pericolo serio per la coesione sociale. Gli attentati intimidatori a sindaci e amministratori locali si intensificano, tanto che la cronaca ha registrato nell’ultimo periodo una decina di episodi nella sola provincia di Nuoro. Il succedersi di episodi di violenza crea una situazione di insicurezza che rischia di minare la fiducia e l’impegno di chi si sente lasciato solo contro queste forme di criminalità.