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L'unione sarda. Fuga con le tredicesime

Due banditi si sono introdotti nella notte dentro l'ufficio postale, hanno bloccato gli impiegati e aspettato l'apertura del caveau

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I banditi hanno atteso l'arrivo del direttore e degli altri impiegati. Poi hanno aspettato pazientemente l'apertura della cassaforte a tempo, alle 8,20, e l'hanno svuotata. Così, ieri mattina, nell'ufficio postale di Serramanna due malviventi hanno portato via i soldi delle pensioni e delle tredicesime. Fra i 50 e 60 mila euro, custoditi nel caveau dell'ufficio postale di via XXV Aprile, finito ieri mattina nel mirino di due rapinatori che gli inquirenti definiscono «tutt'altro che sprovveduti». E longilinei, almeno uno, se davvero - come pensano gli inquirenti - per entrare dentro gli uffici sono passati dalla finestra del bagno. Infondata invece l'altra ipotesi, cioè un buco praticato sul soffitto.
PROFESSIONISTI «Si tratta di rapinatori professionisti», è la convinzione del capitano Gianluca Puletti (comandante della Compagnia dei Carabinieri di Sanluri) che coordina le indagini sul colpo, evidentemente, pianificato da tempo.
Non erano ancora le 8 del mattino quando il direttore della filiale, Antonio Onnis, 53 anni, di San Gavino, ha infilato le chiavi nella serratura della porta dell'ufficio postale, all'angolo fra via XXV Aprile e via Fratelli Bandiera. Ad attenderlo c'erano i banditi. I due uomini mascherati e con i guanti dovevano essere nascosti da qualche ora e hanno fatto subito fatto capire le loro intenzioni al dirigente: «È una rapina: se non fai quello che diciamo ti ammazziamo». Così sicuri del fatto loro che non hanno neppure esibito armi.
L'ATTESA A quel punto si è trattato solo di attendere. Con grande freddezza i malviventi hanno accolto gli altri impiegati che arrivavano al lavoro. «È una rapina: state calmi e andrà tutto bene, altrimenti vi ammazziamo». La stessa frase, sempre senza agitare nessuna arma, è stata rivolta ai cassieri. «Abbiano cercato di mantenere la calma», è stato il racconto del direttore ai carabinieri. Né a lui, né ai colleghi è passato per la testa di provare a sfidare i banditi che, probabilmente, avevano le armi nascoste.
TERRORE Per il direttore Antonio Onnis e gli impiegati, in ostaggio dei banditi sono stati minuti di grande tensione e paura. Alle 8,20 la cassaforte a tempo poteva essere aperta. Il direttore, sotto ricatto, ha digitato la combinazione e il caveau si è aperto. I banditi hanno arraffato il bottino, «tra i 50 e 60 mila euro» secondo gli inquirenti, e si sono dileguati davanti a decine di persone, in attesa di ritirare le pensioni e di altre operazioni agli sportelli.
LE RICERCHE L'allarme, immediato, ha fatto scattare la caccia all'uomo. Sulle tracce dei due banditi si sono messi i carabinieri della stazione di Serramanna guidati dal maresciallo Gloria Mercurio, e della Compagnia di Sanluri. In volo si è levato anche un elicottero dell'Arma, che ha seguito dall'alto le fasi della caccia all'uomo estesa all'interno di Serramanna e al circondario. Tutto inutile, almeno per ora.
SPARITI I banditi hanno fatto perdere le tracce e, con loro, hanno preso il volo anche i soldi destinati alle pensioni e alle tredicesime dei serramannesi. Le indagini, coordinate dal capitano Puletti, puntano a ricostruire i movimenti dei banditi. Se hanno agito da soli o se c'era un basista, magari del posto, che può averli aiutati a pianificare il colpo. Ancora: se fuori ad attenderli avessero un complice che li ha aiutati a sparire nelle strade attorno alle Poste. «I rapinatori hanno atteso, in una parte non coperta dall'allarme volumetrico, l'arrivo del direttore», continua la ricostruzione degli inquirenti che stanno verificando le riprese della telesorveglianza. Fondamentale il lavoro del reparto scientifico dei carabinieri, alla ricerca di eventuali tracce lasciate dai banditi.
Ignazio Pillosu

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