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La nuova sardegna. Prato: basta con gli onorevoli sciuponi

L’ex assessore conquista Nuoro con il Quinto Moro, propone l’alleanza alla Consulta rivoluzionaria e strizza l’occhio al Pd

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di Giovanni Bua

NUORO Prima ha riempito i teatri con l’“onorevole sciupone”. Ora le sale. Di quelle che partiti e sindacati spesso evitano, per paura di troppe sedie vuote. L’Ariston il 7 ottobre a Sassari. L’Euro Hotel venerdì a Nuoro. Ma l’ex consulente aziendale, ex assessore regionale all’agricoltura, ex regista teatrale, paura sembra proprio non averne. Anzi: «È solo l’inizio». Il cosentino. Questo è Andrea Prato, cosentino classe ’64. A Sassari fin da ragazzo, in cui fa il cursus di presidenti della Repubblica e segretari di partito: maturità all’Azuni, laurea in giurisprudenza. Poi consulente, imprenditore, fondatore del gruppo alimentare sardo, assessore (tecnico) all’agricoltura della giunta Cappellacci. Che lo fa fuori con una telefonata il 7 marzo del 2011 dopo che il Pdl di Cicu ne chiede per l’ennesima volta la testa. I pratici. Ma Prato è uno che cade sempre in piedi. Con un gruppo di amici si butta anima e corpo nei Pratici: «Una associazione culturale volta a ricercare la crescita socio-economica della nostra terra». E mette in scena come regista la commedia “l’onorevole sciupone”, che, con la sua divertente e pungente satira politica, miete successi in tutta l’isola. Poi il salto definitivo nell’agone politico, con “il Quinto Moro”. Battezzato così da uno che di “prime volte” se ne intende: il pubblicitario Gavino Sanna. Lo stesso del “meglio Soru” nel 2004. E della “Sardegna torna a sorridere” di Cappellacci 5 anni dopo. Per Prato arriva il “La forza della gente unita”. Che, in lettere di polistirolo, campeggiava a Sassari e a Nuoro di fronte al tavolo degli oratori. Sardegna futura. Oratori che non potrebbero essere più diversi. Con un Prato che alterna energia grillina nel denunciare il malaffare, a una praticità molto montezemoliana nel cercare di creare un gruppo di giovani preparati per “salvare in 4 o 5 anni la regione”. Apre alla consulta rivoluzionaria proponendo una “federazione sovranista” per le prossime elezioni, ma si prepara anche a raccoglierne i pezzi se lo scontro in atto in questi giorni tra partiti e movimenti non si dovesse comporre. Ha forti legami con i pastori, e ospita in sala big dell’industria casearia. Elegge in ogni provincia giovani rampanti (il suo braccio destro Giovanni Russo di anni ne ha 29, a Sassari la coordinatrice è la giovane insegnate di Tergu Francesca Satta, a Nuoro l’avvocato 39enne Angelo Magliocchetti), ma è affiancato dal responsabile di Conad Sardegna Michele Orlandi. Che in apertura di intervento butta là un bell’endorsement per Renzi (l’ho votato, lo rivoto, spero che vinca) e per il centrosinistra («spero che qui vincano loro»). Ponte mannu. E poi fa aprire l’incontro di Nuoro all’amico Benito Urgu (che regala al movimento il suo Ponte mannu per farne l’inno) e si collega via skipe con la Cina per far parlare un giovane imprenditore immigrato «causa burocrazia». A Nuoro invita e fa parlare il vicesegretario regionale del Pd Francesca Barracciu (presenti anche esponenti del partito socialista, della base di Arbau, dell’Idv, per citarne alcuni). A Sassari il presidente del Psd'Az Giacomo Sanna (in aula il segretario provinciale del Pdl Antonfranco Temussi l'ex direttore generale del Banco di Sardegna Natalino Oggiano, ma anche Zampa Marras). Lo spazio. Insomma c’è tutto dentro il Quinto Moro: «siamo gente unita – spiega lo stesso Orlandi – arricchita da diverse provenienze. Non siamo professionisti della politica, ma persone per bene e laboriose». «Abbiamo sette, otto cose da fare, uniti – tuona Prato -. Riportare i turisti in Sardegna, per sei mesi all’anno. Fare una riforma agraria.Che aggreghi e diversifichi l’offerta e si rivolga al mercato e non al prodotto, mettendo fine alle monocolture. Serve una riforma della pubblica amministrazione, perché non possiamo continuare ad assumere, non ce lo possiamo permettere. Serve una riforma della cultura e dell’educazione. Bisogna risanare il bilancio. E aiutare i più deboli. Sei, sette cose, che si possono fare. Se ci uniamo tutti in una federazione sovranista. Che unisca l’1, il 2, il 3 per cento che alcuni valgono, le persone che non si sentono rappresentate, i lavoratori e gli imprenditori. I sardi». Il civicone. Un po’ Grillo insomma, ma pronto ad allearsi. Un po’ Montezemolo, ma senza un Monti. Un po’ indipendentista ma per nulla restio a entrare dentro le dinamiche nazionali e di governo. Una declinazione sarda di “civicone” che occupa le praterie lasciate libere dai partiti. Dialoga con la consulta rivoluzionaria (dove è in corso un “vivacissimo dibattito” tra Mps, Liberi artigiani, Anti Equitalia da una parte e partiti e movimenti indipendentisti dall’altra proprio sul mettere o meno il bollino di “indipendentista” alal consulta), ma strizza l’occhio al Psd’Az, a una certa area radical chic (soprattutto sassarese) che ha fatto la fortuna di Soru (e potrebbe fare quella di Renzi, che comunque a Nuoro ha portato meno gente di Prato). E soprattutto al Pd. «Che da solo non vince – spiega una delle teste d’uovo del movimento a taccuini chiusi – ma che se deve proprio allearsi con qualcuno meglio che lo faccia con noi piuttosto che con l’Udc»

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