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L'unione sarda. Disoccupati-record Medde: subito misure straordinarie

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Non si può uscire dalla crisi peggiore della storia autonomistica sarda, confermata dagli ultimi dati sulla disoccupazione, se lo Stato non riconosce le ragioni del divario strutturale tra l'Isola e le altre regioni d'Italia. A partire dalla condizione di insularità fino alle strette maglie del patto di stabilità. Lo afferma il segretario regionale della Cisl Mario Medde, in una nota diffusa all'indomani della pubblicazione, da parte dell'Istat, dei nuovi dati relativi agli occupati in Sardegna.
PIÙ DISOCCUPATI Cifre che testimoniano un ulteriore crollo del numero delle persone che hanno un impiego: e questo, scrive Medde, «conferma la denuncia sindacale fatta con la manifestazione del 24 novembre 2012», in cui decine di migliaia di sardi avevano sfilato per le vie di Cagliari invocando, insieme ai leader sindacali, un piano straordinario per il lavoro.
Il fatto che le tabelle Istat mettano in luce il calo degli occupati e un tasso di disoccupazione che in Sardegna tocca ormai il 14,6 per cento, secondo Medde «purtroppo non stupisce, e conferma quanto la manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil di una settimana fa ha denunciato in modo chiaro».
Non è più utile limitarsi a constatare e analizzare il tracollo dell'economia e la crisi occupazionale, è il ragionamento del segretario: «Si tratta invece di adottare subito un piano straordinario per il lavoro, in grado di dare risposte immediate ai giovani disoccupati e ai lavoratori espulsi dalle attività produttive, e, inoltre, di promuovere gli investimenti indispensabili a una nuova fase di crescita economica e sociale».
L'APPELLO Medde vorrebbe vedere «una politica regionale e nazionale che non si arrende alla crisi, cosa che invece accade con i tagli lineari alla spesa pubblica e con la riduzione del potere d'acquisto di salari e pensioni, soprattutto attraverso misure recessive che condannano le famiglie a indebitarsi. I dati sulla Sardegna confermano l'urgenza di una svolta che deve portare uno Stato sempre più invasivo a riconoscere all'Isola la revisione del patto di stabilità, il riconoscimento dello status di insularità e le risorse necessarie a recuperare il divario infrastrutturale».
La situazione della Sardegna, conclude il leader della Cisl, è drammatica, «e il crollo del lavoro è un segnale sempre più preoccupante, che dovrebbe spingere la politica sarda e nazionale a maggiore efficienza ed efficacia e a ridare al lavoro la centralità che merita».

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