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La nuova sardegna. Agnelli, i macellatori beffano i pastori

Si accordano per non pagare più di 4 euro al chilo, stop alle contrattazioni via e-mail. La replica: venderemo nella penisola

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di Giovanni Bua

NUORO Un incontro riservatissimo nel cuore della Sardegna tra una decina di importanti macellatori. Le attese aste on line prenatalizie che saltano per totale mancanza di offerte. I capigruppo di tutta l’isola che gridano al complotto e minacciano di vendere tutto in continente. Un leader politico che chiede la mediazione dell’assessore regionale all’Agricoltura. Il presunto cartello che scricchiola e la prima, e unica, offerta che ieri mattina arriva.Questi gli ingredienti della spy-story andata in scena mentre le città si addobbano per le feste. Protagonista il re dei cenoni di tutta l’isola: l’agnello. Che, almeno quello sardo, rischia di non arrivare quest’anno sulle tavole se macellatori e pastori non troveranno l’accordo. Decine di gruppi. Una rottura che mette in luce un sistema tanto semplice quanto inaspettato in un mondo come quello pastorale, descritto spesso come totalmente chiuso alle innovazioni: le aste on line. Da circa un paio d’anni infatti i pastori hanno iniziato a organizzarsi in piccoli gruppi di vendita: 10, 15 membri, tutti vicini di pascolo e fidatissimi. I primi nel Sassarese, poi in tutta l’isola. Decine di gruppi (si stima oltre un centinaio) che mettono insieme le leve degli agnelli. E, tramite la spedizione di email a tutti i macellatori dell’isola, fissano la grandezza del lotto in vendita (mediamente 3-400 agnelli, ma i gruppi più grossi possono arrivare anche a mille) e una data di scadenza per le offerte di acquisto. Arrivata la scadenza il gruppo apre tutte le email e vende al miglior offerente. Un procedimento abbastanza casereccio, per quanto tecnologicamente avanzato, che però stava portando (almeno per i pastori) dei benefici: chi infatti si voleva aggiudicare gli agnelli era portato dal sistema dell’asta a offrire qualcosa in più. Pochi centesimi che potevano comunque fare la differenza in un mercato in cui un agnello vivo viaggia tutto l’anno sui 4 euro al chilo (su dieci chili di vivo nei banchi del supermercato ne arrivano sei di carne) arrivando sotto le feste intorno ai 4 euro e 50. Soldi che, secondo i pastori, coprono a malapena le spese di allevamento. Incontro a Tramatza. Un sistema che filava liscio. E che, anzi, era in continuo allargamento. Iniziando a fare capolino anche in altri mercati, come quello del grano. Tutto fino all’ultima serie di aste. Quella più pesante, che doveva assegnare i lotti di dicembre di agnelli. I più ricchi in un sistema che riesce a piazzare i suoi 2 milioni di capi prevalentemente sotto Natale e Pasqua. Serie finita totalmente, e clamorosamente deserta. Abbastanza per gridare al complotto, o quantomeno al cartello. Con tanto di dettagli: un incontro a Tramatza nei giorni scorsi tra una decina dei più grossi e influenti macellatori dell’isola (al quale hanno cercato di intervenire senza successo una dozzina di capigruppo del Sassarese). Che hanno evidentemente deciso che il sistema delle aste non era per loro più conveniente. E hanno siglato un patto: nessuno deve più partecipare e il prezzo da offrire è per tutti i “soliti” 4 euro. Detto fatto: da giorni le aste saltano una dopo l’altra e il clima diventa ogni ora più rovente. Con i pastori che minacciano di vendere tutte le bestie in continente (pur perdendoci) e paventano il rischio che sulle nostre tavole arrivino solo agnelli di pessima qualità, e comunque non sardi. Alla fine la rivolta fa scricchiolare il cartello, e il gruppo di Ozieri riceve ieri mattina una singola offerta da un macellatore di Arborea: lotto comprato a 4,33 euro al chilo. Fine delle ostilità? Forse. «Suicidio annunciato». Ma il leader della Base (e a sua volta pastore, oltre che avvocato) Efisio Arbau, chiede comunque l’urgente mediazione dell’assessore regionale all’Agricoltura Oscar Cherchi. «L'assessore regionale all'Agricoltura – spiega Arbau – deve convocare con urgenza i maggiori rappresentanti del sistema di macellazione e commercio di carni ovine in Sardegna. Oggetto dell'incontro la comunicazione di un messaggio chiaro e semplice da buon padre di famiglia: rispettate i pastori che vendono gli agnelli in gruppo con le aste on line, altrimenti organizziamo la commercializzazione per i pastori sardi. Da un paio d'anni infatti si sono costituiti centinaia di gruppi di pastori che vendono gli agnelli attraverso un sistema di aste che mettono in concorrenza i macellatori. Effetto della cooperazione e della concorrenza: il prezzo che regge e che in parte remunera i produttori dai grandi sacrifici. Ma, dopo vari tentativi sotterranei di distruggere il sistema virtuoso, da circa dieci giorni nessun macellatore o commercianti di carni ovine partecipa alle aste on line sulla base di un evidente accordo tacito, diventato troppo rumoroso anche nell'isola dei sordi. La conseguenza è che i pastori vogliono vendere i propri agnelli in continente e che per la Sardegna sarà l'ennesima beffa: con la perdita di un mercato importante e con l'importazione di agnelli di scarsa qualità che verranno spacciati per sardi. Ripeto: l'assessore Cherchi faccia il suo dovere immediatamente per salvare i pastori e gli stessi macellatori da un suicidio annunciato. Farsi del male da soli è lo sport nazionale sard

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