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La nuova sardegna. Posti usurpati in Regione Chiesti 2 anni per Spissu

Cagliari, l’ex presidente del Consiglio è accusato di abuso d’ufficio, il pm sollecita la condanna di Biancareddu che occupò illecitamente una poltrona

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di Mauro Lissia

CAGLIARI Una sentenza della Corte di Cassazione stabiliva che Andrea Biancareddu doveva essere dichiarato decaduto dal suo ruolo di consigliere regionale per lasciare la poltrona a Renato Lai. Ma per un gruppo di consiglieri la cosa si poteva risolvere in un modo semplicissimo: una leggina per reintegrare «tutti i consiglieri decaduti nella legislatura in corso» e di conseguenza allargare l’assemblea di via Roma. Una sorta di «aggiungi un posto a tavola» tutto a carico dei contribuenti e col rischio di alterare l’equilibrio politico deciso dagli elettori. A estrarre dai cassetti riservati della Regione l’emendamento al disegno di legge numero 5 del 7 febbraio 2007 - firmato dai consiglieri Cappai, Diana, Liori, Artizzu, Sanna, Murgioni, La Spisa, Amadu, Pileri, Cassano, Sanjust e dai due Randazzo - per consegnarlo ai giudici del tribunale è stata Anna Maria Busia, l’avvocato che patrocina gli interessi di Lai nel processo originato dal ritardo, per l’accusa inspiegabile, con cui l’attuale assessore all’ambiente venne sostituito in consiglio dopo l’accertamento in giudizio dell’incompatibilità. Processo ormai agli sgoccioli: ieri il pm Emanuele Secci ha concluso la sua requisitoria con due richieste di condanna. Per l’ex presidente del consiglio Giacomo Spissu due anni di reclusione per abuso d’ufficio, un anno e mezzo per Biancareddu, colpevole per la Procura di usurpazione di funzioni pubbliche per essere rimasto illegalmente al suo posto nell’assemblea regionale sei mesi dopo che la Corte di Cassazione aveva disposto la sua decadenza per incompatibilità. Spissu e Biancareddu sono difesi dagli avvocati Rita Dedola e Guido Manca Bitti, che parleranno il 21 gennaio. Era il 27 luglio 2006 quando la Corte di Cassazione ordinò alla presidenza del consiglio regionale di sostituire il consigliere incompatibile «entro il termine perentorio di dieci giorni». Ma Spissu, convinto che la competenza sui casi di incompatibilità dei consiglieri fosse della Regione e non dello Stato, prese tempo malgrado i giudici della Cassazione fossero di parere diverso e il parere che conta fosse quello dei giudici supremi romani. I fatti all’origine del procedimento risalgono però agli anni che vanno dal 2004 al 2006: Biancareddu, passato da Forza Italia all’Udc, presidente in quegli anni del consorzio industriale di Tempio, era stato eletto nel collegio gallurese battendo di misura Renato Lai, che dall’Udc era passato all’Udeur. Proclamati gli eletti, Lai si rivolse al tribunale per sostenere l’incompatibilità con la carica pubblica di Biancareddu, che in base alla legge avrebbe dovuto dimettersi dal consorzio di Tempio prima di candidarsi e non dopo. Il ricorso venne accolto ma la battaglia legale andò avanti per tutti e tre i gradi di giudizio, con Spissu trincerato nella certezza che la competenza su quel tema fosse della Regione. Avanti fino alla sentenza della Cassazione, che dando piena ragione a Lai, come primo dei non eletti, dispose la surroga entro dieci giorni. Ma la resistenza di Biancareddu e di Spissu continuò malgrado la decisione fosse inappellabile. Al punto che per Lai non restò altra soluzione che elaborare un esposto indirizzato alla presidenza del consiglio regionale e per conoscenza alla Procura della Repubblica.Biancareddu si decise a lasciare la poltrona di via Roma soltanto a febbraio del 2006, ma nel frattempo il procuratore aggiunto Mario Marchetti aveva già aperto un’inchiesta giudiziaria su ipotesi di usurpazione di pubbliche funzioni. L’esame degli atti e le indagini successive condussero il magistrato - nel frattempo affiancato dal collega Secci - a modificare il capo d’imputazione per l’ex presidente dell’assemblea regionale: l’ingiusto vantaggio patrimoniale, che integra il reato di abuso d’ufficio, sarebbero i numerosi stipendi da consigliere incassati da Biancareddu, che in linea con la sentenza inappellabile della Cassazione avrebbe dovuto rassegnarsi a lasciare il posto al medico dal mese di agosto precedente. Sulla vicenda è in corso un procedimento per danno erariale da parte della Corte dei Conti.

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