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L'unione sarda. Effetto primarie sul Pd: anche in Sardegna è caccia ai posti in lista

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In politica, come nella vita, ci sono spartiacque dopo i quali nulla è più uguale a prima. Rientrano nel genere le primarie del centrosinistra: dopo questo bagno di partecipazione per scegliere l'aspirante premier, come si possono decidere i candidati alle Politiche in riunioni ristrette, caminetti, accordi tra correnti? Infatti non si potrà. E questo, in Sardegna, potrebbe sconvolgere gli assetti dei democratici, che - con l'Idv fuori dall'alleanza - detengono tutti i parlamentari uscenti del centrosinistra. Sette deputati e tre senatori (la quarta eletta nell'Isola a Palazzo Madama, tale Luciana Sbarbati , paracadutata nel 2008 dall'accordo col Pri, ha provveduto da sola a togliere il disturbo).
RIVOLUZIONE Sui dieci uscenti, nessuno ha la ricandidatura in tasca. Situazione inedita, perché alcuni intoccabili ci sono sempre stati. Solo il deputato Arturo Parisi e il senatore Antonello Cabras sembrano certi di non ripresentarsi (e pure Antonello Soro , che però l'ultima volta fu eletto in Lombardia). Gli altri, in base alle regole del Pd sui limiti di mandato, sono tutti ricandidabili. Ma in teoria potrebbe cambiare anche l'intera delegazione alla Camera e al Senato.
Proprio perché, se resta la legge elettorale che prevede liste bloccate senza preferenze, i candidati si sceglieranno con le primarie «parlamentari». Con esiti imprevedibili. Lo ha promesso Bersani. E lo ha chiesto, in Sardegna, il sindaco di Sassari (e presidente del Consiglio delle autonomie locali) Gianfranco Ganau (Pd): a suo giudizio, il voto del 25 novembre e 2 dicembre ha «confermato che gli italiani e i sardi vogliono partecipare alla scelta dei candidati: le primarie sono imprescindibili prima di ogni momento elettorale». Perciò il sindaco chiede al suo partito di «avviare al più presto le procedure in Sardegna».
«SI FARANNO» Assist ripreso da Roberto Deriu , già in corsa per primarie ancor più lontane, quelle per la Regione. «Siamo d'accordo con Ganau», afferma il presidente nuorese, «la linea di Bersani infatti ha voluto che le primarie fossero un confronto sul programma e non la ratifica di un accordo spartitorio fra gruppi dirigenti. Nel Pd sardo deve prevalere la linea di Bersani». Il segretario regionale Silvio Lai tranquillizza entrambi: «Da ciò che ha detto Bersani non si torna indietro. O la legge elettorale reintroduce le preferenze, o noi useremo strumenti di selezione partecipata. Ne discuteremo il 13 dicembre a Roma, all'incontro dei segretari regionali con il leader nazionale».
Dal campo renziano, Chicco Porcu rivendica la primogenitura delle primarie: «Il punto è come svolgerle. Un collegio unico regionale favorisce chi sta nei grandi centri; il contrario in caso di mini-collegi». Un punto di caduta? «Collegi da 2-300mila elettori, magari cinque o sei, corrispondenti in parte alle Province storiche».
In effetti, ricorda Laura Pisano della segreteria regionale, l'assemblea del Pd sardo ha già stabilito la necessità di primarie in caso di Porcellum. Grazie anche a uno studio di Fulvio Venturino dell'Università di Cagliari (lo stesso che ha curato gli exit poll delle primarie nazionali), sono sul tavolo due ipotesi: collegio unico regionale e collegi multipli. «Le regole definitive arriveranno a breve», prosegue Pisano, che potrebbe essere definita “bersaniana del rinnovamento”: «Ho fiducia sul fatto che si cercherà di rinnovare davvero. Decideremo in serenità, le primarie ci hanno fatto bene».
I NOMI Si tratta ora di vedere se la voglia di rinnovamento colpirà qualcuno degli uscenti. Ma in caso di primarie bisognerà avere i voti. Gente che potrebbe subentrare, ce n'è tanta. Gli stessi Ganau e Porcu, forse: ma non è detto che il sindaco chieda primarie pro domo sua . Porcu è un nome logico per l'area renziana. E così Gavino Manca , che in più sembra l'erede naturale di Parisi, di cui è un discepolo.
Dal Consiglio regionale potrebbero spiccare il volo Giuseppe Luigi Cucca , Mario Bruno e forse anche Renato Soru . Marco Meloni è in segreteria nazionale e vicinissimo a Enrico Letta, ma fa concorrenza all'altro lettiano Francesco Sanna . C'è chi lo pronostica sottosegretario nel governo Bersani.
LE DONNE Le regole del Pd prevedono almeno il 40 per cento di rappresentanza per ciascun genere. Quindi quattro donne o più, magari distribuite nel territorio, su dieci eletti. Nulla osta per la ricandidatura di Amalia Schirru e Caterina Pes , ma dovranno guadagnarsela a colpi di voti. Tra le possibili concorrenti, citatissima Francesca Barracciu , già campione di preferenze alle Europee 2009. Nomi nuovi come Cristina Cabras o Valentina Sanna (la prima è in segreteria regionale, la seconda presiede l'assemblea) sono però del Cagliaritano come Schirru. Dal nord forse arriverà la presidente della Provincia di Sassari Alessandra Giudici : ma la sensazione è che, in questo come in altri casi, molti nomi debbano ancora affacciarsi per cercare un'avventura romana.

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