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La nuova sardegna. Agnelli, ricorso all’antitrust sulle aste

Le associazioni di categoria mobilitate al fianco degli allevatori che hanno incassato il sostegno dei piccoli macellatori

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di Giovanni Bua

NUORO I piccoli macellatori vanno in soccorso dei pastori. E, complici gli scaffali da riempire per l’Immacolata, sbloccano le prime aste on line di agnelli. Ma non basta a calmare gli animi e svuotare gli ovili. E il presunto cartello dei big fa infuriare anche le associazioni di categoria. Che, unite come non sempre accade, preparano il ricorso all’antitrust. Piccole crepe. Questa la cronaca dell’ennesima giornata ad alta tensione nelle campagne sarde. Che non si è smorzata nemmeno con la prima decina di aste via email, quasi tutte nel Sassarese, andate a buon fine. Con offerte tra i 4,30 e i 4,90 euro al chilo (come informa il sito labarbagia.net). Cifre ancora ben lontane dai 5 euro e 20 pagati nello stesso periodo dello scorso anno per un agnello vivo. E soprattutto quantità non sufficienti ad assorbire la produzione di capi, che concentra le vendite di quasi due milioni di agnelli all’80 per cento tra Natale e Pasqua. Effetto Immacolata. La paura insomma è che le poche vendite andate in porto servano solo a rifornire i piccoli macellatori per l’Immacolata (esordio ufficiale dell’agnello nelle tavole festive) ma non riesca a forzare il blocco deciso dai “grandi” durante la riunione di Tramatza della scorsa domenica. Grandi che, dal 9 dicembre in poi, potrebbero cercare di ricacciare in basso il prezzo, portando avanti il braccio di ferro fino a Natale. Il remake. Un film già visto ad essere sinceri. L’anno scorso infatti a fine novembre avvenne la stessa identica cosa: aste bloccate, prezzo in caduta libera, accuse di cartello. A togliere le castagne dal fuoco arrivò però il big assoluto della macellazione italiana: la “Ilco” dei fratelli Camilli. Un giocattolino che ha abbastanza volumi di vendita da potersi comprare tutti gli agnelli prodotti in un anno in Sardegna. E che diede una mano ai pastori “facendo il prezzo” per qualche decina di migliaia di capi (macellati nell’isola). E facendo saltare il banco dei big locali. I fratelli del viterbese però in questo 2012 non hanno ancora battuto un colpo. E si teme che non lo faranno. Le associazioni. «Le aste dei gruppi d'acquisto del nord Sardegna negli ultimi giorni sono andate completamente deserte – attaccano Confagricoltura, Cia, Copagri e Coldiretti – segno inequivocabile del cartello messo in atto dai macellatori, che in modo irresponsabile, in un momento di grande difficoltà per le imprese, affossano il settore anziché contribuire a un rilancio del prodotto e di tutta la filiera. Questo atteggiamento scorretto non è tollerabile. E c’è da interrogarsi sull'opportunità di siglare il protocollo sull'agnello Igp, con una categoria scorretta che non rispetta gli accordi. Il prezzo degli agnelli nelle scorse settimane aveva raggiunto i 4.85 euro al kg a peso vivo, un valore dignitoso che i macellatori hanno voluto azzerare ribassando il prezzo sino a 4 euro». Speculazione. «In questo periodo dell'anno – continuano le quattro associazioni – in cui da sempre si assiste a una crescita della domanda, la tendenza è di fare aumentare il costo degli agnelli che toccano i massimi livelli nei giorni dell'Immacolata e di Natale, attenuandosi solo tra le due festività. Altra stranezza rilevata in questi giorni il costo della pelle dell'agnello che storicamente condiziona quello della carne, per evidenti azioni speculative è salito sino a 10 euro, in controtendenza con il valore degli agnelli». Antitrust. «Se la situazione non si sblocca – continua la nota – non escludiamo di ricorrere all'intervento dell'antitrust per turbativa d'asta a tutela di una dignitosa remunerazione per gli allevatori che da ormai quattro mesi si ritrovano senza alcun introito, pur avendo anticipato le spese delle colture e i trattamenti veterinari». Le associazioni agricole denunciano inoltre che non esistendo alcun obbligo di tracciabilità della provenienza delle carni, ma solo di indicazione del luogo di macellazione, accade spesso che gli agnelli provenienti dalla Romania o dalla Corsica, vengano macellati in Sardegna e poi esportati nel centro e Nord Italia, traendo così in inganno i consumatori sull'origine di un prodotto in realtà non sardo.

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