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La nuova sardegna. Agnello sardo Igp, salta l’accordo pastori-macellatori

Nuova rottura sui prezzi e sulla carne low cost dall’estero Ma la Regione chiede un’intesa per valorizzare il marchio

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di Luisa Satta

CAGLIARI È saltato, per ora, l’accordo sulla valorizzazione del marchio Igp (Indicazione geografica protetta) “Agnello di Sardegna”. Rimangono infatti distanti le posizioni tra le quattro organizzazioni dei produttori (Coldiretti, Cia,Confagricoltura e Copagri) e i macellatori: al centro delle polemiche il prezzo degli agnelli alla vigilia delle feste e il possibile arrivo sul mercato sardo di carne “low cost” proveniente dall’estero. Ieri era prevista la firma per avviare nell’intera Sardegna la valorizzazione del marchio Igp degli agnelli sardi, ma tutto è stato rinviato. C’è stata invece una conferenza stampa dell’assessore regionale all’Agricoltura, Oscar Cherchi, a cui non hanno partecipato i macellatori, mentre erano presenti i vertici dei produttori, del Consorzio di tutela e di Laore. Attualmente il marchio Igp (un quadrilatero verde con un agnello stilizzato) può essere utilizzato da circa tremila allevatori che hanno aderito al disciplinare. Sono stati 138mila i capi ovini venduti sul mercato con questo marchio nel 2011, mentre nel 2010 erano 68 mila. L’obiettivo è arrivare a quota 500mila a fine 2012. I macellatori autorizzati a utilizzare il marchio sono invece 23, più due in attesa di autorizzazione (dati al 27 novembre del consorzio Igp). I consumatori possono riconoscere l’Agnello di Sardegna principalmente per due fattori: 1) se commercializzato intero, l’agnello sardo viene venduto con la testa; 2) il suo peso non è maggiore di 10 chili. Il disciplinare di produzione prescrive che gli agnelli siano nati in Sardegna da pecore di razza sarda, allevati in libertà, alimentati con latte materno e con elementi naturali dei pascoli sardi. L’assessore Cherchi ha auspicato che «nelle prossime ore ci sia la firma dell’accordo di filiera tra la Regione, Laore, le associazioni di categoria e i macellatori». Ora verrà avviato un progetto pilota di 18 mesi su tre macelli per tracciare elettronicamente tutto ciò che è Agnello di Sardegna. Nei periodi precedenti alle festività di Natale e Pasqua, gli agnelli venduti come sardi in campo nazionale sono 5 milioni, mentre quelli realmente prodotti nell’isola sono 1,5 milioni. Se i produttori sardi che finora hanno aderito al marchio protetto sono tremila, ben diecimila sono quelli ancora fuori. «È facoltativo – ha spiegato Patrizia Pitzalis, direttore generale del Consorzio di tutela –. Ovviamente nulla vieta che si possa comunque commercializzare gli agnelli, ma senza l’indicazione, neanche apposta con cartello, di agnello sardo». Per l’operazione marchio Igp sono stati messi a disposizione 68mila euro dall’agenzia Laore, 700mila dall’assessorato ed è prevista la compartecipazione dei macelli e degli allevatori (circa 400mila euro). «Il marchio assicura il controllo dalla produzione – ha ricordato ieri mattina l’assessore regionale all’Agricoltura –. Con l’Igp chiudiamo il cerchio della filiera, mentre stiamo lavorando alla tracciabilità elettronica degli agnelli». I rappresentanti delle associazioni non hanno nascosto i malumori, segnalando che i macellatori hanno già fatto cartello sui prezzi a scapito dei produttori.

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