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La nuova sardegna. Monti: dimissioni dopo Legge di Stabilità

«Non ci sto a galleggiare, a farmi impallinare». Napolitano «prende atto» All’orizzonte la possibile scesa in campo del Professore con una sua lista

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di Gabriele Rizzardi

ROMA «Non ci sto a galleggiare, a farmi impallinare, sono io che decido quando chiudere l’esperienza di questo governo». Lo dice Mario Monti annunciando che darà «dimissioni irrevocabili» un minuto dopo l’approvazione della Legge di Stabilità. Deciso a non fare il bersaglio della campagna elettorale del Pdl e con un Pd che non intende lasciare campo libero a Berlusconi, il Professore gioca d’anticipo e con uno scatto d’orgoglio fa sapere che «non ritiene possibile l’ulteriore espletamento del suo mandato». Il colpo di scena si consuma al Quirinale, dove Monti e Napolitano parlano per più di due ore. Il Professore è furioso. Non è disposto a farsi logorare e vorrebbe chiudere subito la partita. Ma Napolitano lo invita a mordere il freno e alla fine si decide di pilotare la crisi senza arrivare ad un voto di sfiducia che potrebbe essere un handicap per il futuro politico del premier, che potrebbe decidere di scendere in campo con una propria lista. L’ipotesi è in campo e i collaboratori del Professore non escludono nulla («la riflessione è in corso...»). Anche per questo, deve essere chiaro che se il governo che ha fatto riacquistare credibilità all’Italia è costretto a fare un passo indietro, la colpa è del Pdl. «La dichiarazione resa in Parlamento dal segretario del Pdl, Angelino Alfano, costituisce, nella sostanza, un giudizio di categorica sfiducia nei confronti del governo e della sua linea di azione» si legge nel comunicato del Quirinale. Cosa accadrà adesso? Monti accerterà «quanto prima» se le forze politiche «che non intendono assumersi la responsabilità di provocare l’esercizio provvisorio, con gravi conseguenze a livello europeo, siano pronte a concorrere in tempi brevi all’approvazione delle leggi di stabilità e bilancio». Subito dopo presenterà le sue «irrevocabili» dimissioni. E dal Quirinale non verrà nessuna resistenza: «Da parte del presidente Napolitano c’è una doverosa presa d’atto della decisione del presidente del consiglio anche per come è stata motivata», spiegano i collaboratori del presidente. Ora resta da sciogliere il nodo della data delle elezioni. Potrebbero essere più vicine del 10 marzo su cui sembrava d’accordo anche Berlusconi. Si potrebbe arrivare davvero all’election day a febbraio. La mossa del Professore, destinata a spuntare le armi del Cavaliere, ridà fiato a Pier Luigi Bersani che ha detto chiaro di non essere disponibile a mettersi sulle spalle la campagna elettorale del Cavailiere: «Un atto di dignità che rispettiamo profondamente, pronti a votare la Legge di Stabilità». «Le dimissioni sono il primo risultato ottenuto da Berlusconi», gongola la pasionaria del Pdl, Daniela Santanché. «Bene Monti che non vuole galleggiare», il giudizio di Pierferdinando Casini. Poi, arriva l’imbarazzata risposta di Angelino Alfano: «Siamo prontissimi a votare la Legge di Stabilità, stringendo i tempi. Anche qui sta la nostra responsabilità». Il più contento è Roberto Maroni, Lega, che sembra prepararsi a una nuova alleanza con Berlusconi: «Monti si dimette? Evviva, fine dell’anomalia democratica». Prima di salire al Quirinale, Monti da Cannes aveva fatto capire chiaramente che l’addio del Pdl alla maggioranza e il ritorno di Berlusconi in campo può creare più di un problema non solo al governo ma anche alla credibilità riconquistata dall’Italia dopo un anno di sacrifici. «Bisogna evitare che l’Italia ricada nella situazione precedente quando, prima di questo governo, ha rischiato di essere il detonatore che poveva far saltare l’Eurozona», spiega il premier, che definisce un elemento politicamente «molto importante» il ritiro della fiducia da parte del Pdl e, nello stesso momento in cui Berlusconi a Milanello annuciava che lui è sceso in campo «per vincere», ammette che anche in Italia c’è una pericolosa deriva populista. Le parole del Professore sembrano dirette a Berlusconi ma anche a Grillo, che ovviamente non vengono mai nominati. «Anche in Italia, il populismo è un fenomeno molto diffuso con la tendenza a nascondere la complessità dei problemi ai cittadini facendo leva sui loro interessi immediati», spiega il premier. E assicura che gli italiani saranno ripagati dei sacrifici loro richiesti da una lotta all’evasione fiscale che sarà incisiva: «Bisogna assumere la psicologia del guerriero senza ricorrere a leggi eccezionali». La situazione, insomma, non è proprio pacifica ma Monti ostenta sicurezza: «L’Italia in un anno è uscita da una crisi estremamente grave e ha fatto riforme che nessun partito da solo poteva fare a che sono state possibili grazie al disarmo delle forze politiche». Se Pdl e Lega potrebbero presto ritrovarsi uniti contro Monti, l’euro e le tasse, al centro è il caos. E chi puntava sulla discesa in campo di Luca Cordero di Montezemolo dovrà cambiare strategia e cavallo. Il patron della Ferrari si appresta a gettare la spugna: «Con il ritorno in campo di Silvio Berlusconi e un centrosinistra sempre più schiacciato su posizioni radicali, senza un impegno in prima persona di Mario Monti sarà difficile esserci...».

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