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La nuova sardegna. In Regione il Centro non stacca la spina

Oppi (Udc): «Siamo autonomi». Nizzi (Pdl): «La crisi non possiamo permettercela». Lai (Pd): «Dopo le Politiche, la spallata»

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di Umberto Aime

CAGLIARI Tutti di corsa. In Sardegna l’onda lunga delle dimissioni del governo Monti ha accelerato i tempi nei partiti. Ma non quelli della Regione: non ci sarà una crisi pilotata. Salvo colpi di scena, la giunta Cappellacci resterà in sella fino alla scadenza naturale della legislatura. Altri diciotto mesi o poco meno sono sicuri: senza abbandoni o crolli improvvisi nella maggioranza di centrodestra. La coalizione andrà avanti ancora, semmai a singhiozzo o in continua sofferenza – comunque e sempre sottotraccia – com’è accaduto in questi ultimi mesi travagliati. Con un solo dubbio: l’armistizio intorno a Villa Devoto reggerà anche se il Pdl dovesse prendere una batosta alle Politiche e invece il Centro trasformarsi in un decisivo e semmai decisivo Terzo polo per la governabilità nazionale? Chissà . Lo scenario. L’Udc regionale continua a essere critico nei confronti del Pdl sardo e del governatore in particolare, ma non staccherà la spina prima del dovuto. «Siamo sempre stati molto autonomi rispetto a Roma e continueremo a esserlo», fa sapere il segretario regionale dell’Unione di centro, Giorgio Oppi, che aggiunge: «Vedremo quali saranno gli schieramenti nazionali e su quel percorso ci saremo certo anche noi, in Sardegna. Però al momento non vedo effetti a catena sulla Regione. Anzi, li escludo». L’ha capito anche il Pd regionale, che dopo le primarie Bersani-Renzi aveva chiesto ai centristi di non essere più la stampella del Pdl, e ora col segretario Silvio Lai dice: «Non è più il momento degli appelli. Ora ci sono le Politiche e a quelle dobbiamo pensare. Perché se si voterà a febbraio, senza però darlo per certo, dobbiamo rimettere subito in moto la macchina delle primarie, indispensabile prima di decidere le candidature alla Camera e al Senato. Oggi è questa la priorità». Solo dopo le Politiche, soprattutto in caso di vittoria secca, il centrosinistra vedrà «nel concreto come convincere i moderati a chiudere finalmente i conti nell’isola con la fallimentare stagione del centrodestra. Sarà quello il momento della spallata», Dunque, Cappellacci andrà ben oltre il panettone e potrebbe restare in sella anche molto dopo la colomba pasquale. «Senza dubbio sarà così e lo sarà ancora per molti altri mesi», è la certezza del coordinatore del Pdl, Settimo Nizzi, che ribadisce il concetto: «Non possiamo certo permetterci che alla Regione la legislatura finisca prima del previsto. Nel partito questo concetto è chiaro a tutti, anche a Cappellacci». Che, a questo punto, se ha aspirazioni di trasferirsi altrove dovrà pure lui aspettare e semmai puntare sulle Europee del 2014. I centristi. Giorgio Oppi conferma che per la lista del collegio Sardegna, l’Udc farà le sue primarie. Di partito, oppure dovrà convocare ai gazebo anche gli elettori del gruppo «Italia Futura», capeggiato da Montezemolo? È ancora presto per dirlo, coi giochi romani, nell’ipotetico grande centro, ancora aperti e senza sapere se Mario Monti si candiderà o meno. Giorgio Oppi conferma solo che «ci sarà un passaggio sicuro nel territorio prima di presentare la lista», per poi ricordare: «Su Facebook fra i nostri elettori c’è già un dibattito in corso sull’argomento». Centrosinistra. Per il segretario del Pd, Silvio Lai, quella che comincia oggi sarà una settimana intensa. Questa mattina ha convocato in Via Emilia i partiti del centrosinistra allargato, compresi dunque anche Idv e Api, ma che nella penisola come si sa ha confini molto più ristretti. Con gli alleati locali, possibili o improbabili in campo nazionale, è arrivato il momento di fare chiarezza. Poi mercoledì e giovedì, insieme agli altri segretari regionali, sarà a Roma. In agenda, ha un doppio vertice col premier incaricato, Pierluigi Bersani, per discutere le regole alla base delle candidature e su come organizzare in fretta le primarie di collegio e soprattutto capire se saranno, come pare, di coalizione, ma quale coalizione? Che è già chiara per Antonio Satta, segretario dell’Upc: «Va subito rafforzata l’intesa fra moderati e Pd. È questa la vera alternativa a un Pdl antinazionale e sabotatore». Ma bisognerà vedere con quali indicazioni Lai rientrerà da Roma e quanto Sel e i «renziani» sono disponibili a dialogare con i moderati. Anche questa è una partita aperta. Centrodestra. Dopo il ritorno in campo di Berlusconi, il Pdl rischia anche in Sardegna di «spacchettarsi»? Il coordinatore Settimo Nizzi non è per nulla preoccupato dell’eventualità. «Non credo proprio – dice – Con il Cavaliere candidato, tutto ritornerà a posto anche dalle nostre parti. Certo, in politica può accadere qualunque cosa e dunque se presto qualcuno dovesse lasciare gli ormeggi, non possiamo che augurargli buon viaggio. Ma sia chiaro: nessuna chieda altri sacrifici al Pdl. Abbiamo già dato in occasione delle elezioni amministrative a Cagliari e tutti sappiamo com’è andata a finire: abbiamo perso. Oggi invece vogliamo vincere e dimostrare che il Pdl è compatto intorno al suo leader storico e a chi l’ha sempre sostenuto in Sardegna». Concetto chiaro, ma che lascia intendere: una possibile resa dei conti al momento di preparare le liste. E allora bisognerà vedere se per volontà di Berlusconi cambieranno anche i rapporti finora sempre tesi fra Nizzi e il presidente Cappellacci, oppure se sarà sempre Roma a imprre la pace fra lo stesso governatore e i pidiellini ribelli in Consiglio regionale. Con Nizzi che alla fine fa sapere: «Nelle nostre liste, il cambiamento sarà forte, perché sappiamo già cosa il territorio si aspetta da noi». Senza bisogno delle primarie, Berlusconi non le tollera.

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